giovedì 27 novembre 2008

Madama Bovary - Gustave Flaubert (1856)

"Non bisogna toccare gli idoli, la doratura resta sulle mani"

"La morte è cosa da poco"

La storia è quella di una ragazza di campagna che si sposa, in seconde nozze, con un medico di paese, tale Monsier Bovary (protagonista assoluto dei primi capitoli del libro). La ragazza, Emma, comincerà ad assaggiare la vita di città (se così si può definire il paese) nell'ottica del romanticismo da romanzo popolare e presto la noia datale dal marito la porterà ad essere sempre più frustrata, la nascita di figli non curerà la sua "fame di vita" e presto butterà l'occhio su altri uomini, altre città, altre vite; fino al noto (ma neanche del tutto) finale.
Sono sempre restia ad avvicinarmi ad un classico, specie se è dell'800. Anzi, neppure mi sarei mai sognato di leggere questo libro se non fossi stato costretto da contingenze del momento.
Eppure mi sbagliavo. Il libro è semplicemente perfetto sotto quasi tutti gli aspetti; e se questo è ciò che definisce un'oper un capolavoro, beh, giù il cappello signori, ci troviamo di fronte ad un gran capolavoro.
Lo stile di Flaubert è splendido, agile veloce (anche se ancora ottocentesco) ed ironico, specie con Emma. La storia è quanto di più abusato al giorno d'oggi, con l'ansia di apparire, l'insoddisfazione della propria condizione, la scalata al potere (più sociale e mondano che altro), eppure qui è tutto nuovo e tutto così maledettamente ben scritto da sembrare autentico. decine sono i personaggi secondari, e tutti con una loro storia ed una loro vita autonoma (si veda su tutti il farmacista Monsier Homais). Splendido poi il modo in cui Flaubert tratta Emma, mai è dalla sua parte, anzi spesso la sfotte, ironizza, se ne prende gioco, anche se molte volte traspare una sorta di compassione (nel senso letterale del termine) per lei (infatti l'autora avrà modo di dire "Madame Bovary c'est moi"); eppure mai la spalleggia nelle sue scelte. Una sorta di autore neutrale, ma neutrale non perchè non giudichi, ma anzi al contrario, proprio perchè giudica tutti allo stesso modo.
Certo che sia vecchio di un secolo si sente; si sente nei continui ansiti, nelle guance sempre congestionete, nelle leziose civetterie, assopimenti e persone salmodianti....ma in fondo il libro è talmente godibile che tutte queste vetustità (mi si passi il termine) fanno "colore locale".

Consigliato: SI. assolutamente, il razzismo che circonda le opere dell'800 (razzismo di cui io stesso sono vittima) non può privare chiunque dalla elttura di questo libro. Semplicemente splendido.

La zattera di pietra - José Saramago (1986)


"Quel che dev'essere dev'essere, e ha una gran forza, non gli si può resistere [...]

Credi nella fatalità?
Credo in ciò che dev'essere"

Improvvisamente, forse a seguito di qualche magico gesto fatto da innocui e incolpevoli personaggi, la penisola iberica si stacca dal continente e si mette a viaggiare per l'oceano Atlantico. A causa di questo improvviso mutamento l'intera vita degli iberici vira all'improvviso; tra questi anche quei personaggi innocui ed incolpevoli. Si metteranno in viaggio, si incontreranno, legheranno fra loro e proseguiranno il viaggio.
La prima cosa che uno può pensare è, "che vaccata!"; e se aggiungessi che la penisola si stacca esattamente lungo il confine spagnolo? non solo dei pirenei ma anche lungo il limite con Gibilterra (di proprietà della corona inglese)? Probabilmente l'opinione sembrerebbe confermata.
Invece è un buon libro.
Io personalmente adoro il personalissimo stile di Saramago, fatto senza punti e virgolette, con periodi lunghissimi e dialoghi mimetizzati nelle descrizioni, ridondante, ripetitivo, con concetti spiegati da dio ma pieni di parentesi e rimandi. La cultura dell'autore è fuori discussione. Se a questo si aggiunge la surrealtà della trama non potrei che adorare questo libro. Detto questo giudico dai fatti e non più dalle premesse.
Il viaggio fantastico della "zattera" iberica è solo un simbolismo, splendido per altro, che l'autore fa a sostegno del suo concetto di "Iberismo" (per la spiegazione di questo concetto rimando ad altre fonti come wikipedia); inoltre il movimento della penisola è solo una scusa, un fatore scatenante, una scusa per i personaggi, per abbandonare le loro vite e mettersi in viaggio. Inoltre Saramago è un mago a mettere un'idea surreeale nella vita di tutti i giorni e poi spiegare come reagirebbero le persone reali a questo fatto (si veda per questo "Le intermittenze della morte"), e anche qui, seppure in misura minore, gioca a rendere realistico l'impossibile.
Detto questo non ho altro di positivo da aggiungere. Il libro è lungo ed i personaggi banali, tutti particolari, ma di quella particolarità sforzata ed esageratamente ammiccante degna forse di Bricco non di Saramago. I rapporti che si intrecciano fra loro sono quanto di più prevedibile si possa immaginare, anche quando sopraggiunge la morte, un buon colpo di scena insomma, tutto ormai è già stato fatto e tutto è già stato visto, tanto che neppure questo scuote (sia chi legge sia i personaggi).
La trama esile poi riesce a rendere irritante anche ciò che di solito rende grandioso Saramago; il finale aperto, le ridondanze e le divagazioni, la pesantezza dello stile, tutto viene portato in ombra e reso sgradevole.

Consigliato: No. Mi spiace perchè Saramago è un grande (Nobel nel 1998 più che meritato) ma qui proprio non spicca; sembra che il libro sia stato scritto solo come inno al suo "Iberismo", ma se ne poteva fare tranquillamente a meno. Ancora non riesco a trovare un libro che superi il suo "Vangelo secondo Gesù Cristo"

Dracula - Bram Stoker (1897)

"Benvenuto nella mia casa. Entrate libero e franco. Andatevene poi sano e salvo, e lasciate un pò della felicità che portate."

Beh, la storia la conoscono un pò tutti....almeno quella dei film, qui è un pò diversa ovvio ma non vale la pena di riassumerlo.
Voglio dirlo subito, è un brutto libro. è un brutto libro 800esco, scritto nell'800 da uno scrittore 800esco per gente dell'800. Nient'altro. Noioso e pedante e stupido.
I personaggi avranno consumato i tappeti a forza di inginocchiarsi; e avranno consumato le nocche di Van Helsig a forza di baciarle; e avranno consumato le gonadi delle divinità a forza di fare giuramenti. Sicuramente hanno consumato le mie.
No, seriamente, per la storia rimando a "Dracula di bram Stoker" film di Coppola, decisamente superiore al libro. E' un ottimo adattamento che inventa molto poco (praticametne solo il fatto che Dracula di innamori di Mina) e toglie molto (grazie a Dio) più che altro per questioni di tempo. E poi è esteticamente lussureggiante.
Il libro invece sono più di 300 pagine di orribili lagne ripetitive ed inutili fatte da personaggi piatti e tutti uguali (e tutti candidi come un ermellino d'inverno), senza il minimo buongusto. Addirittura il personaggio del Conte diviene stupido e patetico; leggendo non riuscivo ad immaginarmi nulla di diverso da un rachitico Mr Burns!!! Dio mio, uno dei più famosi ed importanti personaggi fantastici del ventesimo secolo trattato come un vecchietto vagamente ritardato?!
L'opera peggiore dedicata a dracula, paradossalmente, è il libro che l'ha creato.

Consigliato: NO. Assolutamente no. Non sprecate tempo. se proprio volete conoscere la storia originale, o quasi, noleggitevi il film di Coppola.